La pandemia da COVID-19 ha posto l’umanità in una curiosa contrapposizione: da una parte, un tempo sospeso che ci ha impedito di pensare al futuro in modo progettuale e, dall’altra parte, il fenomeno che potremmo definire “cambiamento/velocità”. Tutto ciò è avvenuto così rapidamente che il cambiamento stesso è stato velocità. La pandemia ha generato la necessità di cambiamenti velocissimi, adattamenti nuovi, forme di controllo sociale, diverse e tecnomediate, che hanno portato a un uso invasivo della tecnologia, coinvolgendo tutte le generazioni. Insomma, una serie di trasformazioni repentine che hanno investito ogni aspetto della vita: sociale e relazionale, economico e lavorativo, come ad esempio il lavoro agile e la didattica a distanza. Proprio in questo periodo c’è stata una straordinaria insurrezione digitale, velocissima e senza precedenti. Difatti, la rete/internet accompagna l’umanità da parecchio tempo, ma durante il periodo di lockdown c’è stato un incremento eccezionale del traffico digitale. In poco tempo abbiamo trasformato un’intera generazione di adolescenti in hikikomori. Per di più, coloro che già combattevano contro una condizione di isolamento sociale hanno rischiato di subire un forte aggravio o una battuta di arresto, poiché la chiusura forzata ha privato i giovani anche delle poche attività che permettevano loro di restare in contatto con il mondo sociale.
Tutto questo ci ha convinti che la tecnologia è in grado di dare delle risposte efficaci, rapide ed economiche alle nostre esigenze, ma ci ha fatto anche scoprire qualcosa di ineludibile per l’essere umano, e cioè che tutto ciò senza l’incontro autentico con l’altro non ha molto senso. Infatti, in questo periodo la solitudine è divenuta esasperante. A dimostrarlo sono state le tante rilevazioni sui giovani che hanno misurato un incremento della loneliness, cioè uno stato emotivo doloroso, dovuto a una discrepanza fra le relazioni percepite e quelle desiderate. Si tratta di una condizione di solitudine soggettiva, diversa dalla condizione di essere oggettivamente soli. Il senso di solitudine percepito è maggiore nonostante si sia digitalmente immersi in una trama fitta di relazioni. La rivoluzione digitale, nella sua massima insurrezione, ha quindi mostrato anche i suoi limiti.