Recentemente l’emergenza COVID-19 ha accelerato il ricorso alla telemedicina, introducendo la possibilità di utilizzare questa modalità come strumento principale, se non esclusivo, in molti casi di diagnosi e di cura dei pazienti, COVID e non solo. Nello specifico, i servizi di Neuropsichiatria Infantile (NPI), già precedentemente sovraccarichi e impossibilitati a soddisfare interamente la domanda degli utenti, hanno dovuto ridurre le prestazioni e trasformarne velocemente, dove possibile, la modalità di erogazione. Gli organi istituzionali hanno emesso delle istruzioni operative, in cui si richiede il potenziamento di «tutte le risorse necessarie per consentire le attività di telemedicina e teleriabilitazione in remoto (…). L’attività in remoto deve essere proattiva e far percepire a utenti e famiglie che l’équipe curante è presente come sempre, ma con nuove modalità». Si suggerisce quindi lo sviluppo e l’utilizzo di sistemi informativi il più possibile condivisi e sistematizzati, come le piattaforme dedicate alla diffusione e alla gestione interattiva di informazioni, dalla fase diagnostica a quella riabilitativa.