La gestione del progetto “Intesa concernente il sistema di interventi da sviluppare per la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (MGF) di cui all’art. 3, comma 1, della legge 9 gennaio 2006, n. 7” finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri è affidato dalla Regione Toscana al Centro di Salute Globale. Il Centro, in collaborazione con l’Associazione Nosotras Onlus, ha elaborato alcune raccomandazioni finalizzate alla prevenzione, segnalazione, sorveglianza e negoziazione delle MGF tra le donne e le minori dei Paesi identificati come a rischio. Tali raccomandazioni nascono come risposta a un’esigenza di prevenzione delle pratiche di MGF, contemplata dalla legge 9 gennaio 2006, n. 7 “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 14 del 18 gennaio 2006.
L’art. 4 della sopra citata legge prevede che il Ministero della Salute emani Linee guida destinate alle figure professionali sanitarie e alle altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile. Scopo principale di tali linee guida è la realizzazione di attività rivolte alla prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine, vittime o potenziali vittime di tale pratica. Le linee guida, inoltre, sono uno strumento attraverso il quale le Regioni possono attivare sul territorio tutte le iniziative volte alla formazione del personale sanitario, e rappresentano una facilitazione per adeguare le conoscenze e le modalità di cura per rispondere in modo corretto ed efficace alla domanda di salute proveniente da una specifica fascia di popolazione femminile immigrata. È da tali linee guida che questo lavoro prende corpo.
Lo scopo primario della legge 7/2006 è la tutela delle donne e delle bambine che rischiano di esservi sottoposte. Nonostante la sua funzione deterrente, la legge non si è rivelata sufficiente a svolgere l’opera di dissuasione per un progressivo sradicamento di tale pratica.
La ragione per cui la tradizione escissoria non perde di imperatività, neppure nelle comunità immigrate, ha ampie e profonde radici. Quando si parla di MGF spesso si ricorre a stereotipi e informazioni parziali, talvolta non corrette, che non rispecchiano la complessità e la diversità delle pratiche. In questo caso la buona informazione e un percorso che coinvolga tutte le figure interessate, si rivela il mezzo più efficace: informazione e prevenzione sono quindi intese come armi per realizzare una tutela effettiva contro le MGF, passando attraverso la consapevolezza delle conseguenze dannose per la salute psico-fisica.
Il ricorso alle vie giudiziali e alle sanzioni penali devono rimanere l’extrema ratio.