Il web è paragonato a un mare vero e proprio, e quando vogliamo informarci su internet usiamo il verbo: navigare. Ma nessuno si è mai chiesto se sia possibile naufragare nel web, se quel navigare è sempre e solo un viaggiare a filo d’acqua, passando da un argomento a un altro, e da un sapere a un altro, o se invece ci sia il rischio di trovare una tempesta, un vento fortissimo che porta tutta la nostra ricerca a inabissarsi, e scomparire su un fondale inaccessibile o peggio a trovare scogli e lidi pericolosi ai quali la nostra bussola non voleva arrivare. Il sapere si è fatto orizzontale. Tutto si fa immutabile e facile, accessibile e visibile. Il verbo cercare e il verbo trovare sono diventati perfetti sinonimi. Merito dell’algoritmo di Google che ci permette di avere risposte immediate nei motori di ricerca.
Il ”patrimonio statico e rigidamente codificato dei saperi e delle gerarchie della Galassia Gutenberg si è disciolto nel mare del web”. In altre parole, se una volta la comunicazione era sempre rivolta da chi detiene l’informazione a chi la deve avere: ad esempio dal professore all’alunno (comunicazione tradizionale e web 1.0), oggi tutti hanno la possibilità di essere protagonisti, si è passati dalla comunicazione verticale a quella orizzontale, da quella unidirezionale a quella bi- e/o multidirezionale, con il risultato che diventa molto difficile distinguere ciò che è vero da ciò che viene spacciato per vero.