L’acne vulgaris è una malattia cutanea infiammatoria cronica dei follicoli pilosebacei che colpisce principalmente adolescenti e adulti, con un tasso di prevalenza tra il 70% e l’80% tra quelli di età compresa tra 12 e 24 anni.
È la più comune tra le patologie cutanee dell’adolescenza, risultando quella con la più alta incidenza cumulativa nella popolazione generale. Durante l’adolescenza circa l’80% di maschi e femmine ne sono affetti nei vari gradi di gravità. Il picco di incidenza si rileva tra i 14 e i 17 anni nelle femmine e tra i 16 e i 19 anni nei maschi, ma il disturbo può persistere anche nell’età adulta. All’età di 40 anni, circa l’1% degli uomini e il 5% delle donne presentano lesioni acneiche.
Tuttavia, dati recenti suggeriscono che anche un’età più giovane di insorgenza è comune. In effetti, l’epidemiologia di questa dermatosi sembra in evoluzione, con un inizio sempre più precoce osservato nell’infanzia, definito come acne che si sviluppa tra 1 e 8 anni di età. Inoltre negli anni scorsi si riteneva generalmente che l’acne preadolescenziale dovesse sempre richiedere una valutazione endocrina a causa della sua rarità e della natura potenzialmente dannosa. Oggigiorno, l’acne infantile è considerata una variante normale dell’acne, non essendo collegata a malattie endocrinologiche nella maggior parte dei casi. Per cui, l’acne giovanile è un’affezione molto diffusa, anche in età pediatrica, che solitamente si esprime in modo non grave, con manifestazioni cliniche lievi o moderate, del tutto transitorie e prive di esiti cicatriziali permanenti.
In presenza di lesioni acneiche, specie se causa di disagio psicologico all’eta puberale, il medico deve saper offrire una opportunità diagnostica e una possibilità di un trattamento adeguato, finalizzato al conseguimento di un miglioramento temporaneo, in attesa della risoluzione della problematica. Inoltre poiché l’acne nell’infanzia può persistere per molti anni, un controllo precoce può aiutare a minimizzare il suo impatto sui pazienti per tutta la durata della malattia. Questi compiti possono essere oggi assolti, per le forme lievi e moderate, dal medico che ha maggiori opportunità di incontro con il bambino e l’adolescente, cioè dal Pediatra di famiglia (PdF).