Intervista a cura di:
Piercarlo Salari
Pediatra e divulgatore medico-scientifico, Milano
Quelle respiratorie sono tra le emergenze più frequenti in età pediatrica (per esempio hanno registrato una frequenza del 37% nella casistica do 1801 interventi internistici del Servizio di emergenza pediatrica di Monaco 1) e possono avere esito fatale. Manifestazione cardine è la dispnea, che sarebbe però riduttivo circoscrivere concettualmente a una mera “fame di ossigeno” o a un contesto di insufficienza respiratoria. Si tratta, infatti, di un sintomo associato a numerosi ed eterogenei quadri clinici, che possono estrinsecarsi in difficoltà inspiratoria o espiratoria, talvolta variabile in rapporto alla posizione corporea, e da un respiro che, a sua volta, può essere lento o rapido, superficiale o irregolare. I bambini sono particolarmente predisposti all’insorgenza di disturbi respiratori a causa del particolare assetto morfo-funzionale dell’apparato respiratorio, caratterizzato da un calibro ridotto delle vie aeree, che sono più facilmente collassabili, da un’incidenza più elevata di infezioni, da una minore superficie alveolare, maggior rischio di esaurimento muscolare e più elevato fabbisogno di ossigeno rispetto agli adulti.
Da qui la necessità, già a livello preclinico, di una valutazione meticolosa e focalizzata sulla sintomatologia e sulla prevenzione o correzione di un’eventuale ipossia respiratoria, che può essere gravata da bradicardia, aritmie e, nei casi più gravi, da arresto cardiaco.