In età pediatrica il dolore in corso di malattia è un sintomo frequente e temuto. Indipendentemente dalla patologia, dal contesto e dall’età, il dolore mina in maniera importante l’integrità fisica e psichica del bambino e preoccupa in modo significativo i suoi familiari. Oltre a essere un sintomo dannoso, è confermato dalle evidenze scientifiche come un dolore non trattato abbia, in ambito pediatrico, effetti negativi sulla prognosi nel breve e lungo termine: si allungano i tempi di guarigione, aumentano le complicanze e molteplici sono le sequele a distanza, sia da un punto di vista fisico che psicologico-emozionale. è stato, infine, dimostrato che il dolore sperimentato nelle prime età della vita determina dei cambiamenti strutturali e funzionali persistenti del sistema nocicettivo, contribuendo a determinare il tipo di architettura definitiva del sistema algico e il livello di soglia del dolore dell’adulto.
Il ricorso a un “linguaggio condiviso” per misurare il dolore, l’utilizzo di linee guida che diano indicazioni su tipologia, modalità di somministrazione e dosaggio dei farmaci per controllarlo, nonché l’impiego di tecniche non farmacologiche per ridurre l’intensità del sintomo e l’ansia che lo accompagna, costituiscono la base imprescindibile per la buona cura. In ambito pediatrico sono molti gli strumenti a disposizione per la misura del dolore, ma nessuno valido in assoluto. La scelta, infatti, varia in rapporto a fattori quali età, fase di sviluppo cognitivo, comportamentale e relazionale, situazione clinica, farmacologica, emozionale e logistica, nonché culturale e sociale. Le possibilità d’intervento terapeutico antalgico sono molteplici e vanno usate in modo combinato: la terapia può essere eziologica, farmacologica (basata sull’uso di farmaci specifici) e non farmacologica (psico-comportamentale e fisica). Per massimizzare l’efficacia e minimizzare gli effetti collaterali, l’uso di dosi appropriate di farmaco, è fondamentale.
Si stima che più dell’80% dei ricoveri in ambito ospedaliero pediatrico sia dovuto a patologie che presentano, fra i vari sintomi, anche dolore. Nonostante la sua frequenza, tuttavia, non sono disponibili dati statistico-epidemiologici che prendano in esame su larga scala e in modo specifico e sistematico il “peso” del sintomo dolore nella pratica clinica territoriale, negli studi dei pediatri di famiglia.
La letteratura rileva, inoltre, che, alle conoscenze attuali, ormai ampie e consolidate, non corrisponde ancora un approccio adeguato nella pratica clinica generale. Nonostante la disponibilità di linee guida nazionali e internazionali, infatti, la gestione del dolore pediatrico è ancora subottimale e non omogenea. Il presente rapporto-studio ha lo scopo di valutare come un campione di medici pediatri italiani gestisce le tematiche legate al dolore del bambino.