Nell’ultimo bollettino 1, relativo all’incidenza delle ILI, i valori sono scesi al di sotto del 2×1.000 nella popolazione pediatrica, a indicare un livello di circolazione molto basso e a contrassegnare la fine dell’attuale stagione, anche se va tenuto presente che i virus influenzali non ci abbandonano del tutto, perché una minima circolazione si registra anche in altri periodi dell’anno. All’inizio della stagione le previsioni erano di un andamento senza grandi scosse. Non è stato proprio così, come si è visto fin dalle prime settimane dell’anno in cui si è assistito a un ritorno impetuoso quanto inaspettato del virus H1N1, quello stesso virus protagonista della pandemia, prima gonfiata come minaccia del secolo e poi derubricata a semplice variante delle epidemie tradizionali. Ma in realtà non era un semplice virus stagionale quello del 2009 come non lo è stato nel corso delle stagioni successive e, a ribadirlo nuovamente, non è stato così neppure in questo (ultimo?) colpo di coda.
Di fatto, la stagione 2014-15 è risultata, non solo in Italia, una delle più severe degli ultimi anni. All’inizio, segnali di possibili guai all’orizzonte sono giunti dagli Stati Uniti, dove il ceppo (H3N2) maggiormente isolato non era quello inserito nella composizione del vaccino, bensì una nuova variante, denominata A/ Switzerland/9715293/2013 2, che sarà presente invece nel vaccino del prossimo anno, con la speranza che il pronostico non venga nuovamente disatteso. Il problema, ormai di vecchia data, riguarda i lunghi tempi richiesti per la produzione, che ci espongono al rischio di cambi repentini di un virus che fa dell’instabilità il suo punto di forza. Le notizie giunte dall’altro versante dell’atlantico hanno innescato da una parte timori sulle ripercussioni anche in Italia e dall’altra polemiche, su cui hanno soffiato le frange degli avversari delle vaccinazioni, sull’inefficacia delle stesse. Ad alimentarle ha contribuito lo scoppio dello scandalo Fluad che ha provocato un notevole contraccolpo di immagine sui vaccini, a causa di un falso allarme lanciato dall’Ente italiano preposto alla sorveglianza, i cui effetti avrebbero potuto essere ben più importanti se non fosse avvenuto in un periodo in cui la campagna di vaccinazione volgeva verso il termine 3. Ma le ricadute di questo evento sono state fatte apparire più rilevanti di quello che erano in realtà, come si avrà modo di appurare a stagione ormai terminata.