Quando arriva nel nostro ambulatorio un bambino a cui vediamo che è accaduto qualcosa di grave, a livello fisico o psicologico, il nostro primo istinto è fare domande, per cercare di capire quello che è successo. Se senza molta attenzione poniamo delle domande precise sull’accaduto o su chi ha commesso determinate azioni rischiamo di interferire in qualche modo con il ricordo del bambino e di suggestionarlo. Importante è invece raccogliere il “racconto spontaneo” del bambino, che poi andremo a riportare virgolettato in una nostra eventuale denuncia. Solo chi ha una preparazione specifica, solitamente uno psicologo clinico, può interrogare un bambino e valutarne la capacità a testimoniare, perché molte sono le variabili da considerare quando si raccoglie il racconto di un minore vittima o testimone di abusi.